Arancia meccanica (romanzo)

04:14 / Pubblicato da Condor.13 /

Origine del titolo
Secondo Burgess, l'espressione Clockwork Orange era tipica dello slang cockney (il dialetto dei londinesi): «sballato come un'arancia meccanica» (oppure «a orologeria», altra traduzione possibile). L'autore pensava che l'espressione potesse essere erroneamente utilizzata per riferirsi a una persona che reagisce meccanicamente (in malese orang significa persona). È possibile, tuttavia, che Burgess avesse inventato la frase come gioco di parole sull'espressione «un'opera di nettare e momento». Più avanti (1986), nel suo saggio A Clockwork Orange Resucked, Burgess chiarì che una creatura che può solo fare il bene o il male è una «clockwork orange» - con ciò intendendo che ha l'apparenza di un organismo amabile caratterizzato da colore e succo, ma in effetti è solo un giocattolo a molla pronto a essere caricato da «Dio, dal Diavolo o dallo Stato onnipotente», e a far scattare la propria violenza, appunto, come un congegno a orologeria.

Nel saggio Clockwork Oranges, Burgess afferma che "il titolo sarebbe adatto ad un racconto sull'applicazione delle leggi di Ivan Pavlov, ovvero meccaniche, ad un organismo che, come un frutto, era capace di esprimere colore e dolcezza". Questo titolo allude alle reazioni del protagonista, artificiosamente condizionate in modo negativo ai sentimenti del male, tanto da impedirgli l'esercizio del suo libero arbitrio.

Quale che sia la corretta interpretazione del singolare titolo, è certo che nel romanzo - a differenza che nel film - viene espressamente precisato più volte come A Clockwork Orange fosse il titolo del testo a cui stava lavorando lo scrittore vittima della visita a sorpresa che costituirà uno degli episodi salienti del ciclo "eroico" del protagonista Alex.


Punto di vista narrativo
È il protagonista medesimo, in prima persona, a narrare la propria storia, fornendone un'apparente prospettiva assimilabile ad una fonte erronea ed inaffidabile[2] . Alex non tenta mai di avanzare giustificazioni per le proprie azioni, trasmettendo un'istintiva idea della propria (supposta) buona fede. Un narratore tanto "improbabile", dovrebbe evocare nel lettore un senso di pietà per il ciclo infinito di sofferenze, che egli descrive come fossero "ingiuste" disgrazie che lo colpiscono. La sua tecnica è efficace in tanto in quanto riferisce in modo facile situazioni che facili certo non sono. Stilisticamente, egli mescola parole del linguaggio comune a termini del Nadsat, un gergo delle generazioni giovanili.


La storia in dettaglio
Alex è appassionato di musica classica e nutre un amore viscerale per le sinfonie di Ludwig van Beethoven. Alex è anche un amante del linguaggio, del quale fa un uso creativo e originale, mescolando schegge di lingue slave e orientali allo slang di strada, in un guazzabuglio che ha quasi del poetico. Alex è anche capo di una ganga: lui e i suoi “tre soma, cioè Pete, Georgie e Bamba”, si divertono ad affogare la solitudine delle notti metropolitane in flussi sempre più massicci di ultraviolenza. Ogni sera ripetono il gioco della sopraffazione, celebrando quello che è ormai divenuto un rituale di cui a farne le spese sono, indiscriminatamente, ragazze, uomini, vecchiette, barboni o nuclei familiari. Nessuno può dirsi al sicuro, quando i quattro sono per strada. Ma la vita ha in serbo diverse sorprese per Alex. Dopo il tradimento dei suoi stessi sodali, in prigione entra in contatto con un mondo ancora peggiore di quello che ha imparato a conoscere per strada. Tra le quattro pareti di una cella è molto difficile esercitare il proprio diritto alla sopravvivenza, e per questo Alex accetta di sottoporsi al Trattamento di Redenzione, una innovativa metodologia psicoterapeutica per la riabilitazione dei criminali. L’esperienza cambierà il suo futuro…


Tutti conosceranno il personaggio reso immortale dalla folle espressione di Malcolm McDowell nel capolavoro cinematografico di Stanley Kubrick. Ma il lettore del libro di Anthony Burgess potrà cogliere sfumature insospettate di questo singolare Uomo Nuovo. Mai, come in questo caso, infatti, libro e film rappresentano i due aspetti complementari di un’opera nata nell’animo del suo autore e completatasi attraverso lo sguardo lucido e spietato del regista. Il protagonista del romanzo, oltre ad essere molto più giovane di quello del film, segue anche un percorso di maturazione diverso e, sicuramente, più sofferto e complicato. Si tratta solo di sfumature, certo, ma la struttura simmetrica del romanzo (che manca invece alla sua trasposizione cinematografica) e il resoconto appassionato del protagonista (che nel film, per ovvie ragioni, viene drasticamente diluito) sono due valide ragioni per concedersi il piacere di una lettura piacevole come un carnevale lisergico e violenta come un pugno nello stomaco.

“Alex è veramente malvagio” scriveva Burgess “a un livello forse inconcepibile, ma la sua cattiveria non è il risultato di un condizionamento teorico o sociale — è una sua impresa personale in cui si è imbarcato in piena lucidità”. Di qui l’inevitabile distinguo tra Alex e qualsiasi esponente di un’organizzazione politica e/o criminale tramandataci dalla storia. Alex non è un paranazista, come pure potrebbe sembrare a uno sguardo disattento e superficiale: nessuna ideologia è sottesa alla sua azione, nessuno scopo se non quello puro e semplice della sopraffazione muove le sue azioni. Per questo le sue vittime forniscono uno spaccato fedele della società. Una società che, dal canto suo, è invece nelle mani di gente senza scrupoli, disposta a tutto per la sete di potere, in grado — loro sì — di esercitare con metodo una logica di violenza totale, assoluta.

Il sistema politico del suo mondo è un sistema fascista, malgrado molti critici abbiano spacciato per vero l’erroneo parallelo con una società comunista. Alex vive in un mondo fascista, i cui governanti non si fanno scrupolo di ricorrere ai suoi servigi per i propri scopi. In questo confronto, è evidente su chi ricada il monito di Burgess e di Kubrick. Ma la lettura dell’opera non si esaurisce a questo.

Infatti, un altro dubbio emerge dalle righe del romanzo: sarebbe davvero migliore e preferibile un mondo programmato per essere buono e inoffensivo, rispetto a un mondo di violenza assunto scientemente? Ricordiamoci chi è Alex prima del trattamento: è un ragazzo che ama la musica, fa un uso creativo del linguaggio e cede al suo istinto di violenza. Tre elementi, a ben guardare, presenti in ognuno di noi, magari in dosi più moderate. Alex ha solo spinto all’eccesso tre spinte comuni nell’uomo, di qualsiasi credo esso sia e qualunque sia la sua ispirazione politica. Come scriveva Burgess, “alcuni spettatori del film sono stati turbati dal fatto che Alex, malgrado la sua crudeltà, è comunque degno di affetto. Ma se noi ci disponiamo ad amare il genere umano, dovremo amare Alex come membro pur sempre rappresentativo.” Alex è uno di noi.


Ambientato in un futuro distopico, il romanzo si apre con la presentazione del protagonista Alex, che - con i membri della sua banda: Pete, Georgie e Bamba - vagabonda per le strade di notte, compiendo delitti per divertimento. Alex è intelligente e sa esprimersi in modo appropriato, ama la musica classica (soprattutto Ludwig Van Beethoven) ed è più colto - sicuramente - della media dei quindicenni. Solo, come abbiamo visto, si diletta nel delinquere e nel commettere atti di violenza sessuale, offrendone al lettore una descrizione sconcertante per la sua apparente "innocenza".

In seguito a svariate malefatte (tra cui lo stupro della moglie di un tale scrittore F. Alexander) Alex riporta una condanna a 14 anni di reclusione per omicidio.

Appresa l'esistenza di un trattamento sperimentale (la cura Ludovico) per la "redenzione" dei malfattori abituali "per tendenza innata", Alex si propone quale cavia, allettato dalla promessa di acquisire, in cambio, la libertà personale perduta a causa della condanna.


La cura Ludovico
Si tratta di una forma di terapia dell'aversione, in cui al paziente (Alex) è somministrato un farmaco che induce nausea estrema, mentre per due settimane è costretto a guardare film particolarmente violenti, o apologetici della violenza, come una pellicola nazista che contiene - fra l'altro - la gloriosa Nona di Ludwig Van adorata da Alex. Egli supplica i ricercatori di far cessare la musica, ma non viene esaudito.

Al termine del trattamento, Alex non può neppure rappresentarsi con la fantasia gli atti violenti, senza essere colto da irrefrenabile devastante nausea (come effetto collaterale, la medesima reazione lo affligge anche se ascolta la Nona).


Fuori dal carcere
La terza parte del romanzo si concentra principalmente sulla punizione che attende Alex una volta scarcerato. Egli incontra diverse delle sue "vecchie" vittime, e tutte si prendono la propria rivincita. Egli è ora indifeso, poiché, come abbiamo detto, il suo stesso corpo si ribella drammaticamente al solo pensiero della violenza. Si ritrova perfino "sfrattato" nella sua famiglia per opera di un pensionante, e vaga senza meta per la strada, meditando il suicidio. Cade a quel punto nelle mani di F. Alexander, il marito della donna che in precedenza aveva violentato. Alcuni amici dello scrittore intendono usare Alex come arma contro il partito politico, mostrando come esso abbia trattato tremendamente Alex. Sebbene non sia chiaro se ciò avviene intenzionalmente, l'esecuzione di una sinfonia ad opera di Otto Skandelig - mentre Alex è chiuso a chiave in una stanza superiore - lo spinge a tentare di togliersi la vita per defenestrazione, nell'incapacità di reggere la sofferenza indotta dal trattamento condizionante che abbiamo descritto nella sezione precedente. Il tentativo di suicidio fallisce, ed Alex è premurosamente curato dal governo, nell'intento di tacitare le polemiche accese nell'opinione pubblica contro le discutibili scelte di detto esecutivo.

Toccando i temi dello scontro generazionale, della corruzione della polizia ed anche della politica, nonché descrivendo il tentato suicidio, la terza parte del libro è quella che in maggior misura riflette le ansie della società futura, per lo più mostrate nell'ultima parte, ove Alex osserva che egli stesso ed i suoi amici sono stati o uccisi (Georgie), o divenuti vittime della società (Bamba è divenuto agente di polizia, e con lui anche l'ex nemico suo e di Alex, Billyboy), o hanno sorpassato perfino i propri comportamenti distruttivi (Pete). Alex comprende di non provare più alcun piacere per l'"ultra-violenza", e desidera una compagna, dalla quale poter avere un figlio. Alex sa che la generazione successiva alla propria sarà probabilmente altrettanto distruttiva, ma non ci sarà nulla che egli potrà fare in proposito - forse in ciò rivelando la conclusiva riflessione di Burgess sulla gioventù ribelle.

Occorre avvertire che il finale del romanzo - nella versione inglese e nella traduzione italiana qui recensita - contiene un capitolo conclusivo "edificante", a differenza del volume che venne distribuito negli Stati Uniti.

« Esistono due versioni del romanzo, ma io ho letto quella che contiene un capitolo in più solo dopo aver lavorato per molti mesi alla sceneggiatura. Sono rimasto sorpreso, perché non c'era alcun rapporto con lo stile satirico del resto del libro; credo che l'editore sia riuscito a convincere Burgess a chiudere con una nota di speranza, o qualcosa di simile. Sinceramente, quando ho letto quell'ultimo capitolo non potevo credere ai miei occhi. Alex esce di prigione e torna a casa. Uno dei ragazzi si sposa, l'altro sparisce, e alla fine Alex decide di diventare un adulto responsabile. »

1 commenti:

Comment by ~Zurama Arencibia Nuñez~ on 9 gennaio 2009 alle ore 22:05

Ciao, hai un blog molto interessante. : D

Posta un commento